Formazione intelligenza motoria

Attività giovanile
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Attività giovanile e formazione

Nelle fasce giovanili la formazione si effettua correttamente operando per livelli secondo lo schema seguente

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FIJLKAM "progetto Sport a Scuola"


Il Sè

Sviluppo del Sè

In questa fase lo sviluppo e il consolidamento degli schemi posturali statici e dinamici sono obiettivo formativo, si opera sulla capacità propriocettiva.

Questo processo porta a un buono sviluppo dello schema corporeo, ovvero a una rappresentazione del SE’ fondata su capacità di discriminazione propriocettiva bene sviluppata e su una memoria ricca di vissuto e, quindi, di informazioni.

Il metodo di lavoro risulta essere l’assunzione delle posture di base (retti, seduti, proni, supini, ecc..) e quelle specifiche (zenkutsu dachi, shiko dachi ecc), l’effettuazione degli schemi posturali (flessione-estensione, abduzione-adduzione,andature...) e schemi motori di base (correre, rotolare, strisciare, lanciare, afferrare.) si propone, mediata da esercizi speciali, la tecnica del karate (pugni, calci, parate...). La tecnica in questo contesto viene vista, non come un fine, ma come un mezzo per la formazione.

Il sé e l’ambiente

Interazione del Sè con un Ambiente strutturato

Questa fase del processo di formazione ha come obiettivo l’integrazione delle funzioni propriocettive con quelle esterocettive per mezzo del movimento.
Si tratta dello sviluppo delle capacità tipicamente cognitive di partire da un quadro percettivo (estero e propriocettivo), progettare e programmare, effettuare, controllare e valutare, memorizzare e apprendere movimenti finalizzati a uno scopo, che nella fattispecie consiste nell’usare il movimento adeguato alla morfologia dell’ambiente in quel punto e che nella sua multiformità richiede scelte continue e adattamenti.
Questo processo è caratterizzato anche da stimolazioni efficaci per lo sviluppo dell’intelligenza spaziale, senza la quale diventa impossibile interagire adeguatamente in qualsiasi tipo di ambiente.
Questa fase si concretizza nella pratica di esercizi di piccola acrobatica (capovolte, verticali, ruote ecc) e di percorsi attrezzati, in cui l’ambiente fisico diventa il mediatore dell’esecuzione motoria.

Il sé e l’altro

Interazione del SE’ con l’altro, gli altri, per mezzo di schemi motori di base e specifici (ove possibile), in ambienti variamente strutturati

Questa fase è caratterizzata da vari stadi:

  • Motricità Interattiva Collaborativa con il singolo;
  • Motricità Interattiva Collaborativa con gli altri;
  • Motricità Interattiva Collaborativa e Oppositiva con il singolo e con gli altri;
  • Motricità Interattiva Oppositiva con gli altri;
  • Motricità Interattiva Oppositiva con il singolo.

In questa fase è di fondamentale importanza la comprensione del ruolo dei compagni di pratica (in relazione collaborativa e oppositiva) per uno svolgimento efficace e soddisfacente dei compiti motori, che dà luogo a un apprendimento rapido delle abilità.
Con la progressiva maturazione della capacità di operare tutti insieme, partners e avversari, nel rispetto delle regole, si assiste allo sviluppo della capacità di collaborare, fondamentale nel processo di socializzazione. In questa fase inizia la maturazione anche della capacità di comunicare tramite il movimento.

Il sé e la tecnica

L’acquisizione dell’alfabeto motorio specifico del Karate (tecnica) permette espressioni multiformi e creative della personalità

Il percorso formativo comprende, in una prima fase, l’utilizzazione della Tecnica come mezzo per il conseguimento degli obiettivi formativi. Questo però in funzione delle capacità attuali dei praticanti, non si tratta quindi ancora del Karate inteso come prodotto finale.
Gli elementi tecnici introdotti hanno valenze importanti relative allo sviluppo della capacità di controllo segmentario, contribuendo alla formazione dello schema corporeo.
Questi ultimi rappresentano gli effettivi fondamenti su cui costruire pratiche tecniche evolute. Sono i costituenti essenziali della tecnica finale.
Erroneamente veniva considerato il kata (un prodotto finale) come metodo per cominciare ad apprendere, mentre risulta essere frutto di una costruzione tecnica operata come qui espresso. Il kata viene realizzato facilmente in poco tempo se sono state proposte adeguate didattiche formative, al contrario si disperdono molte energie a discapito di risultati marginali.

Il sé ed il suono

Melodie cinetiche e musicali. L’adattamento della tecnica al suono, la creazione del suono per la tecnica

Gardner ha sottolineato l’esistenza di una forma musicale dell’intelligenza che va sviluppata adeguatamente.
L’esecuzione delle tecniche precedentemente apprese ora vengono eseguite a tempo di musica. Questo tipo di esecuzione denominata sound-karate permette di sviluppare adeguatamente la capacità di ritmo.
Tale capacità è basilare nelle pratiche del kata e del kumite.
Un kata senza un ritmo adeguato risulta piatto, la sua comunicazione gestuale è senz’altro povera, di conseguenza risulta difficile esprimere la situazione di combattimento intrinseca all’esercizio.
Nel kumite questa capacità risulta importante poiché occorre vsaper variare repentinamente il ritmo dei propri movimenti in funzione delle azioni dell’avversario, sia in difesa dove occorre aumentare la frequenza delle reazioni in una situazione di pressing, sia in attacco, passando da una situazione di studio ad una risolutiva.
Il sound-karate inoltre rappresenta una pratica proficua e di divertente esecuzione, per questo oltre che come momento formativo risulta idoneo anche come pratica amatoriale.

Il sé e l’oggetto

Oggetto-bersaglio per acquisire ed esprimere abilità specifiche

A sviluppo di quanto appreso trovandosi ad interagire con l’ambiente e gli oggetti e con i compagni, subentra questa fase in cui l’oggetto risulta essere il palloncino sospeso all’altezza del viso. Attraverso l’esecuzione sullo stesso di tecniche che devono andare a segno/vicine, ma senza colpirlo lo si trasforma nello strumento che permette di imparare ad apprendere l’autocontrollo nell’esecuzione delle tecniche.
Questo permette di gettare le basi per un combattimento sicuro e ben rappresentativo dell’identità del karate.
Il soggetto in questo caso interagisce con il palloncino (oggetto) muovendosi a 360° intorno ad esso (spazio) gestendo un terzo elemento, la distanza.
Esercizio in tutta sicurezza, che grazie alla sua caratteristica di gioco ben si adatta ai piccoli praticanti. Il suo approccio risulta facile anche per i più timorosi, essendo privo dei carichi emozionali tipici del confronto diretto con l’avversario.

Il sé ed il soggetto

Partner-avversario come destinatario e origine di comunicazione motoria

Nel karate la pratica situazionale è rappresentata dal combattimento, dove il praticante deve adeguare il proprio programma motorio in funzione dell’avversario.
In questo contesto, che si svolge su di un piano simbolico, le valenze personali vengono espresse in un ambito in cui occorre saper interpretare i comportamenti dell’avversario, per poter adottare una efficace strategia, finalizzata al conseguimento di una simbolica supremazia. Se i precedenti presupposti sono stati adeguatamente interiorizzati, in questa fase saranno espressi in maniera adeguata all’interno però di una unità situazionale, gettando i presupposti per la costruzione del pensiero tattico.